Università Cattolica del Sacro Cuore
Università Cattolica del Sacro Cuore

Turismo musicale:
storia, geografia e formazione

Abstract

Storia 


Viaggio musicale e reclutamento degli artisti nelle feste politiche della Repubblica italiana (1802-1805) e del Regno d'Italia napoleonico (1805-1814)

Riccardo Benzoni - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Canale privilegiato della costruzione del consenso e della celebrazione del potere di Bonaparte, le feste politiche della Repubblica italiana e del Regno d'Italia napoleonico si caratterizzarono per l'ampio coinvolgimento di musicisti e compositori, chiamati a conferire lustro agli eventi in occasione del Te Deum  nelle cattedrali e nelle parrocchie o a rivestire un ruolo di primo piano negli spettacoli che venivano organizzati presso i teatri cittadini e le residenze delle autorità governative e dipartimentali. Incoraggiato dal ministro dell'Interno e dai funzionari attivi nel contesto periferico, il reclutamento si configurava pertanto come un elemento di primaria importanza ai fini della positiva riuscita dei pubblici festeggiamenti, ai quali il regime assegnava un ruolo tutt'altro che secondario nell'ottica del miglioramento dello spirito pubblico in area locale e per verificare il grado di attaccamento degli amministrati alla causa sovrana.

Attraverso l'analisi di una vasta documentazione sinora inedita, l'intervento si propone di indagare l'apporo che venne offerto da compositori di chiara fama (ex. gr. Francesco Pollini e Vincenzo Federici) e da musicisti meno noti (ex. gr. Antonio Miari, Domenico Ceruti) nella circostanza delle feste politiche dedicate a Napoleone, nonché di valutare il modo in cui il reclutamento si tradusse sovente in un'occasione proprizia per lo sviluppo del villaggio musicale nella tarda Età Moderna.

Il viaggio in Italia del principe Federico Augusto Wettin, futuro re di Polonia, e il suo mecenatismo musicale

Marco Bizzarini - Università Federico II di Napoli, Agnieszka Pudlis - Istituto d’Arte dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia

Nel 1711 il principe Federico Augusto, futuro re di Polonia ed Elettore di Sassonia, partì per un lungo Grand Tour europeo. Passò per Norimberga, Francoforte, Heidelberg, Basilea e fu a più riprese in Italia. A Bologna, nel 1712, si convertì in segreto al cattolicesimo. Fino al 1717 soggiornò più volte a Venezia, dove ebbe modo di incontrare Rosalba Carriera e di assistere a numerosi spettacoli d’opera. Tra il 1714 e il 1715 visse alla corte di Luigi XIV, avvicinandosi all'arte e alla musica francese. Nel 1719 sposò a Vienna Maria Giuseppina d’Asburgo, da cui avrà quattordici figli, tra cui Maria Amalia, futura regina di Napoli e di Spagna. Protettore delle arti e appassionato collezionista, ampliò la celebre Galleria di Dresda. Incoronato re di Polonia nel 1734, fu in contatto con alcuni dei maggiori compositori dell’epoca, tra cui Johann Sebastian Bach, che per lui aveva scritto la Messa in si minore, Antonio Vivaldi, Johann Adolf Hasse e molti altri. La sua passione per l’opera italiana sfociò nella fondazione del teatro di Varsavia (1748) e si trasmise alla figlia Maria Amalia, moglie di Carlo di Borbone, cui si deve la fondazione del Teatro di San Carlo di Napoli.

La relazione si propone di offrire una lettura innovativa del mecenatismo musicale del sovrano alla luce delle sue esperienze di viaggio e dei suoi intensi rapporti con la cultura italiana.

Virtuosi in viaggio: rotte musicali europee negli anni 1815-1830

Rosa Cafiero - Università Cattolica del Sacro Cuore

Scorrendo le colonne dei periodici musicali della prima metà dell’Ottocento (in particolare quelle della «Allgemeine musikalische Zeitung» di Lipsia) è possibile tracciare e seguire gli spostamenti di musicisti nelle capitali europee. Sono numerosi gli interpreti giovanissimi (frühzeitige Talente), i cantanti («virtuosi») e le stelle di prima grandezza, i giovani emergenti e gli strumentisti talentuosi inseriti in un vero e proprio star system. Il contributo ricostruisce alcune rotte legate a eventi della vita culturale, musicale e politica fra il 1815 e il 1830.

Viaggio raccomandazione e formazione del pubblico musicale nell’Europa della Restaurazione

Maria Rosa De Luca - Università di Catania

Il tema del ‘viaggio’ nell’Europa della Restaurazione intreccia strettamente quello della ‘raccomandazione’ e pervade la formazione del pubblico musicale nell’Ottocento. Intorno a questa diade è possibile organizzare le tante informazioni provenienti dai carteggi di nobili dilettanti di musica corrispondenti di Giovanni Battista Perucchini (1784-1870), nobiluomo veneziano al centro di una fitta rete di relazioni intrattenute coi maggiori rappresentanti dell’aristocrazia europea (come Appony, Poniatowsky e Wolchonsky). Buona parte delle lettere indirizzate a Perucchini sono lettere di raccomandazione, ossia testimonianze di pratiche sociali esclusive che corroborano la rappresentazione del valore del nobiluomo di rango, garante della buona riuscita di un soggiorno e delle vie d’accesso al circuito dell’ospitalità privata. Se per un verso il denso reticolo di informazioni ricavato dai carteggi traccia i contorni d’un turismo culturale propenso al consumo di musica entro lo spazio performativo del ‘salotto’, dall’altro lascia emergere l’agire del dilettante e del dilettantismo come fenomeno sociale, quale necessaria conseguenza del diffondersi delle arti e di un’educazione incline a favorirne la partecipazione. Ciò aiuta a definire modalità di trasmissione e fruizione del ‘far musica insieme’, nonché i meccanismi di formazione del pubblico musicale.

Il Mezzogiorno nelle lettere e nelle memorie di Angelo Catelani

Angela Fiore - Università di Messina

Tra 1831 e 1835 il compositore modonese Angelo Catelani intraprese un viaggio verso Sud per completare la sua formazione musicale e tentare fortuna con nuove occasioni lavorative. Sebbene inizialmente intimorito dalle contraddizioni del Meridione, il giovane musicista emiliano ne venne in breve tempo conquistato dal folclore e dalla bellezza dei paesaggi. La permanenza di Catelani prima a Napoli e poi a Messina, favorì contatti con alcune importanti personalità del mondo musicale tra cui Nicola Zingarelli, Vincenzo Bellini, Giovanni Pacini, Salvatore Cammarano, Gaetano Donizetti etc. Difatti, le istituzioni partenopee e siciliane rappresentarono una concreta possibilità di impiego e di esercizio della professione musicale. Luoghi, tradizioni, persone e loro storie presenti nei carteggi e nelle memorie di Catelani, restituiscono oggi informazioni preziose sulla vita musicale di un Mezzogiorno vivace e caotico ma ricco di stimoli culturali e opportunità.

Oltre Cremona. Per una topografia musicale di casa Sfondrati

Marzia Giuliani - Università Cattolica del Sacro Cuore

Il mecenatismo musicale di casa Sfondrati è ben noto rispetto all'ambito cremonese di fine Cinquecento, soprattutto in rapporto alla figura di Nicolò Sfondrati, vescovo della città per tre decenni (1560-90) e papa per dieci mesi (1590-1591). Meno nota è l'azione congiunta del fratello, Paolo Sfondrati, barone della Valassina e ambasciatore di Filippo II alla corte sabauda di Carlo Emanuele I (1580-87). Così come poca attenzione è stata dedicata al patronage dei figli del barone: il primogenito Ercole, erede del titolo barone e del feudo di Bellagio; Paolo Camillo, che sulle orme dello zio Nicolò fu nominato cardinal nipote con il titolo di Santa Cecilia e poi gli succedette sulla cattedra cremonese (1607-10); Agata, al secolo Barbara, priora del monastero milanese delle Angeliche di San Paolo Converso.
Attraverso fonti memorialistiche ed epistolari, edite ed inedite, il paper si propone di ricostruire la circolazione della musica e dei musicisti entro il circuito politico sociale e artistico-culturale di casa Sfondrati, proiettato ben oltre Cremona in un'ottica translocale e transnazionale. Il tentativo è quello di mappare una inedita topografia musicale che unisce fra loro la città di Cremona, le corti di Torino, Roma e degli stati gonzagheschi, ma anche il palazzo Sfondrati di Bellagio (oggi villa Serbelloni) e il monastero di San Paolo Converso. Scoprendo, a proposito di questi ultimi due luoghi, anche la loro forza attrattiva esercitata sin in epoca contemporanea.

Vita d’artista “scritta” sulle strade d’Europa

Paologiovanni Maione - Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli, Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli

Memoriali, suppliche, lettere, giunte agli organi di stato, sono alla base di un’indagine che testimonia il laborioso viaggio delle maestranze musicali nell’Europa del Sei e Settecento. Artisti di indubbia fama o di ragguardevole mestiere raccontano “trionfi” e “affanni” disegnando i camminamenti dell’arte, di volta in volta si insediano esibendo le proprie credenziali ed elargendo il proprio sapere. È possibile inseguire repertori e scuole che sanciscono il divenire di un gusto “globalizzato” eppur sempre vigile nel declinare le diverse aspettative dei variegati pubblici.

Legami con il potere rivelano strategie raffinate che sottostanno a carriere esemplari eppur talvolta minate da congiunture “politiche” sfavorevoli che ne inclinano la sorte benevola. Spostamenti alla caccia di “stelle” da importare su palcoscenici blasonati si sommano alle continue “rassicurazioni” reclamate da quella torma di genti impegnate in erratiche scorribande all’insegna dell’avventura e di una meta accogliente.

Cantanti, compositori, strumentisti lasciano testimonianza del loro vagabondaggio per corti e palazzi, teatri e “stanze” costruendo l’inedita narrazione di un esercito in movimento, dai “successi” imprenditoriali del tour della sulfurea de Caro, per le piazze-mercato per rendere indimenticabile la sua direzione teatrale, ad Angelo Ragazzi, in giro per le grandi capitali della musica e del potere, smarrito tra eventi epocali che lo destabilizzano, si compiono, grazie alla loro tenacia “memorialistica”, inaspettati itinerari che colmano lacunose “geografie” biografiche di un’umanità che reclama sempre attenzione.

"Studiare sotto sì gran maestro". Maestri di cappella milanesi alla scuola di padre Martini

Matteo Marni - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Nel corposissimo carteggio di padre Giovanni Battista Martini, uno dei maggiori teorici e didatti musicali del Settecento europeo, non mancano lettere di maestri di cappella e musicisti milanesi che testimoniano viaggi e permanenza nella città felsinea per suggellare il periodo di formazione. Oltre allo scambio epistolare con due affermati maestri di cappella cittadini – Gianandrea Fioroni della Cattedrale e Gaetano Piazza – nel quale il religioso propone risoluzioni paradigmatiche per annose controversie contrappuntistiche, lettere di Melchiorre De Vincenti e Bonaventura Terreni restituiscono la testimonianza vivida del soggiorno bolognese dei due musicisti che, fra gli anni ’70 e ’80 del XVIII secolo, avrebbero ricoperto uno dopo l’altro la “piazza” di maestro di cappella della chiesa milanese di S. Tomaso in Terramara. Non fu sono Johann Christian Bach, milanese d’adozione negli anni ’50 e ’60 del Settecento, a frequentare la scuola di padre Martini ma anche due protagonisti dimenticati della stagione d’oro della storia della musica sacra meneghina. Documenti d’archivio e fonti settecentesche di prima mano testimoniano la positiva ricezione, a Milano, della lezione del buon francescano bolognese.

Note migranti. La vicenda artistica di Marcello Lanfredi

Licia Mari - Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Sandra Martani - Conservatorio di musica “Lucio Campiani” di Mantova

Grossi pacchi contenenti il materiale musicale di un’orchestrina che viaggiano da sud a nord attraverso l’Europa, il loro fortunoso salvataggio e, infine, il loro riordino nella biblioteca del Conservatorio di Mantova ha permesso di recuperare un ampio repertorio da caffè-concerto, in voga tra gli anni Dieci e Quaranta del Novecento. Le annotazioni sulle parti d’orchestra, gli articoli dei giornali dell’epoca hanno permesso di ricostruire l’attività di un musicista mantovano dimenticato e di avere uno spaccato del mondo e delle mode che nascevano attorno alla Unterhaltungsmusik. Partito dalla provincia in cerca di fortuna, il violinista Marcello Lanfredi (1886-1945) è riuscito a raggiungere la fama in Olanda. Nel 1909 c’è la prima attestazione della sua attività al Milles colonnes di Amsterdam. Inizia da qui una prestigiosa carriera che lo porterà ad esibirsi con la sua orchestra nei più importanti locali di Amsterdam, Rotterdam e Zandvoort, la famosa stazione balneare sul Mare del Nord. L’intervento vuole mettere in luce gli elementi finora emersi sulla sua carriera, sul repertorio proposto e sul mondo a cui questa musica si rivolgeva, partendo dagli anni della formazione a Mantova, alle prime esperienze ad Odessa per giungere, alla vigilia del Secondo conflitto mondiale, all’attività forzatamente ristretta all’Italia. Un ultimo accenno viene riservato ad un’analisi di qualche esempio musicale per alcune indicazioni di orchestrazione e modalità di diffusione del repertorio.

La mula e il Maestro: in visita a Giambattista Martini

Elisabetta Pasquini - Università degli Studi di Bologna

Nella lunga carriera di musicografo, didatta e compositore, svolta tra le mura del con- vento bolognese di S. Francesco, Giambattista Martini riceveva assai di sovente le visite col- leghi e allievi che con lui volevano confrontarsi su problemi di storiografia musicale e perfe- zionare la loro tecnica compositiva. Essi giungevano da tutta Europa (dalla Spagna alla Da- nimarca, dalla Francia alla Russia), pronti a trattenersi anche più e più mesi per giovarsi dei suoi consigli; come un detrattore ebbe a scrivere provocatoriamente, pareva quasi che «tutto il contrappunto italiano» fosse «rinchiuso nella testa di un frate francescano», tanta era l’au- torevolezza da lui esercitata sui contemporanei desiderosi di farne la conoscenza.
Lettere, memorie, diari di viaggio restituiscono un’immagine assai vivida di una perso- nalità tra le più illustri del Settecento musicale europeo, che grazie al suo sapere fece di Bo- logna un vero crocevia di culture.

"Susceptible to Italy". Benjamin Britten e l'interazione turistica e musicale con il Belpaese

Enrico Reggiani - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

In un volume pubblicato nel 1938, il musicologo e compositore Hugo Leichentritt (1874-1951) scrisse che “what Italy itself meant for the artists of all countries from about 1600 to 1900 must be appreciated if one is to reach an approximately correct estimate of the immense influence exercised by Italian culture all over the civilized world”. In tale arco di tre secoli, il “viaggio in Italia” rappresentò una costante formativa e professionale anche per innumerevoli protagonisti del mondo musicale inglese, quali John Dowland (1563- 1626), Pelham Humfrey (1647-1674), Charles Avison (1709-1770), Charles Burney (1726-1814), Michael William Balfe (1808-1870), Edward Elgar (1857-1934).
Anche Benjamin Britten (1913-1976) fu fortemente “susceptible to Italy”, come scrisse Graham Johnson in un volume del 2003, in cui si legge anche che “the immersion in Italian atmosphere was infinitely more to Britten’s musical tastes than a visit to Berlin would have been. [...] He was after light and clarity, and the Italian sunlight was a metaphor for these musical qualities”. Tale perdurante e intensa interazione con l’Italia - sia quest’ultima turisticamente ammirata come “il Belpaese” oppure, ad esempio, artisticamente dialettizzata come “Paese del Belcanto” – si tradusse in un insaziabile interesse per l’esperienza e la cultura italiana lato sensu, nonché in un’impressionante fecondità di esiti pregevoli sul piano cultural-musicologico e compositivo, dei quali si darà sinteticamente conto nel contributo al Convegno.

I viaggi di Socrate dal 1680 alla Elbphilharmonie

Angela Romagnoli - Università di Pavia

Si parte da un dato storico: il trasferimento della corte di Leopoldo I a Praga per sfuggire alla peste che imperversava a Vienna e la stagione musicale allestita nella capitale boema; tra le composizioni eseguite si trova La patienza di Socrate con due mogli di A. Draghi su testo di N. Minato. Dopo la prima esecuzione, il libretto venne ripreso ad Amburgo, in tedesco, da Telemann (1721), e a Vienna da Caldara (1731). Questi eventi, isolati e distanti nel tempo e nei luoghi, delineano un percorso in sé interessante, non foss’altro che per la tenuta drammaturgica del testo nell’arco di 50 anni; un elemento di ulteriore curiosità è costituito dalla storia moderna del Socrate, che incrocia recuperi filologici e creativi, viaggi di partiture e libretti e didattica. La prima esecuzione moderna della partitura di Draghi si è avuta infatti a Rimini, città natale del compositore, nel 1998; dopo molti anni, nel 2018, l’opera ha ritrovato le vie della scena come progetto didattico ed è approdata a Cremona e a Mantova in una versione-laboratorio per studenti di conservatorio e università; e infine, nel dicembre 2021, è ritornata ad Amburgo, mescolandosi con quella di Telemann in un moderno e ben riuscito pasticcio, nato dalla collaborazione con alcune scuole tedesche che ne hanno realizzato la cornice scenografica.

La formazione coreutica nel contesto del teatro musicale moderno: il Teatro di San Carlo tra didattica e spettacolarità

Maria Venuso - Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli

I più recenti studi storici sulla danza stanno mostrando crescente interesse per la città di Napoli, crocevia di culture e sede di Scuole musicali (di antica tradizione) e coreutiche di gran pregio, soprattutto nei primi decenni del secolo XIX per la danza. Nell’ambito di ricerche mosse da nuove visioni storiografiche sul ruolo ricoperto dal palcoscenico del Teatro di San Carlo nell’ambito coreico, in epoca preromantica e romantica, questo lavoro si propone di intercettare la valenza culturale delle circolazioni di maestri, allievi, danzatori e coreografi che gravitano intorno alle Reali Scuole di Ballo di Napoli e al palcoscenico sancarliano nella prima metà dell’Ottocento. Si tratta di personalità che sanno cogliere non solo gli effetti delle produzioni ballettistiche, ma anche quelle dell’ambiente musicale che vive di interscambi continui col ballo. Tecniche, tematiche, personalità partenopee si ritrovano sulle scene più importanti d’Europa portatrici di contaminazioni che stanno gradualmente dimostrando quanto una sorta di turismo artistico (che diventerà culturale) per la danza, tra la fine dell’età moderna e l’inizio di quella contemporanea, parta da Napoli e ivi trovi anche spesso destinazione. Tra gli esempi: le sorelle Elssler che andranno a imparare nella Capitale del Regno delle Due Sicilie e poi porteranno quanto appreso in Europa, ma anche Auguste Bournonville e il trasferimento, sui palcoscenici danesi, di drammaturgie e musicalità partenopee. Questo lavoro, sulla scia dei più recenti studi (Albano, Cafiero, Corea, Falcone, Ligore, Maione, Pappacena, Venuso, Veroli et. Al. 2017-2021) intende dunque focalizzare l’attenzione su questi aspetti legati alla formazione coreutica in Italia, con particolare attenzione alle Reali scuole di Ballo di Napoli, senza trascurare gli esiti spettacolari che questa formazione produce.

La música en la revista de promoción turística BARCELONA ATRACCIÓN (1908-1936)

Maria Dolors Vidal Casellas - Universitat de Girona

La revista Barcelona Atracción fué creada por la Sociedad de Atracción de Forasteros en 1908. Se publicó mensualmente hasta 1936, cuando empezó la guerra civil española. El objetivo de la revista era promover Barcelona como destinación turística. Para ello, se asociaron las instituciones públicas con privados para conseguir atraer viajeros de los cinco continentes a esta ciudad. Las artes y en concreto la música, jugaron un paper importante en la puesta en valor de la ciudad. A través del estudio de las noticias relacionadas con la música, podremos valorar como los valores humanisticos de la primera mitad del siglo XX, constituyeron el principal recurso turístico. La música, los músicos y las infrastructuras musicales, sobretodo el Gran Teatro del Liceo y el Palau de la Música, significaron la internacionalización de la ciudad y el gran sueño de ser atractiva para los nuevos viajeros. Metodológicamente la comunicación podrá de relieve las principales noticias musicales en la promoción turística a través del estudio de toda la revista Barcelona Atracción.

Da Vienna a Costantinopoli: testimonianze sonore dai Balcani del XVII secolo

Alessia Zangrando - Università degli Studi di Bologna

La pace austro-turca successiva agli scontri del 1663-1664 venne raggiunta con un accordo tra l’imperatore del Sacro Romano Impero Leopoldo I e il gran visir Fazil Ahmed Köprülü. La ratifica del patto di Eisenburg venne affidata a una delegazione imperiale guidata dal diplomatico Walter Leslie, che nella primavera del 1665 partì da Vienna alla volta di Costantinopoli, seguendo la rotta balcanica.
Al corteo diretto alla Sublime Porta prese parte anche il padre gesuita Paul Tafferner, il quale stilò un dettagliato resoconto (Cesarea Legatio, 1672) e, analogamente, anche il diplomatico goriziano Giovanni Pompeo Coronini compilò una relazione che purtroppo non si è conservata. Al seguito dell’ambasceria ottomana che incontrò la delegazione asburgica viaggiò invece il diplomatico britannico Paul Rycaut, il quale tramandò a sua volta gli accadimenti di quei giorni (The History of the Present State of the Ottoman Empire, 1686). In ultimo, anche lo scritto di Gualdo Priorato fornisce alcune notizie sulla suddetta missione (Historia di Leopoldo Cesare, 1670).
I testi menzionati rivolgono particolare attenzione alla descrizione delle sonorità percepite in occasione di feste e cerimonie, come l’esibizione della banda imperiale e della fanfara ottomana, e di eventi sonori come i saluti al corteo imperiale con salve d’artiglieria. Verranno dunque analizzate le sonorità ‘registrate’ e trasmesse dai succitati autori al fine di arricchire le notizie relative al panorama sonoro balcanico, al netto del filtro occidentale, e considerando anche eventuali influenze reciproche.

Geografia 


Social Network virality and opera partecipation as a form of cultural tourism

Valentina Anzani - ICCMU, Instituto Complutense de Ciencias Musicales

This paper addresses the issue of the constant participation decrease to operatic performances through an interdisciplinary approach that combines tools from musicology, sociology, anthropology, marketing studies and social and cultural sciences. Analyzing, among others, the reasons for the lesser and lesser involvement of the younger generations in opera theatre, I will discuss the need to update the contemporary viewers’ perception of opera theatre relating it with the nowadays trends of Social Media communication methods.
An enquiry with this perspective is becoming increasingly urgent because, although there are several studies on the influence of Social Media on art tourism, cultural tourism or popular music, those do not properly consider classical music.
With my paper, I intend to demonstrate how opera participation should be considered and studied not as a mere cultural event, but as a complex experience comparable to a form of cultural tourism. Considering opera participation as a ritual social practice, I will underline a series of specific involved actions that do not pertain to other forms of entertainment of the contemporaneity such as cinema, TV programs or gaming. Those actions include the search for information on plots, the outfit selection, the evening out organizations, the choice of a place to drink or have a meal. Even though collateral to the mere musical experience, they seem to be necessary for most of the ticket- buyers and require fitting into the daily life of a complex organization comparable to that of a trip.
As a second element, I intend to relate this assumption with operagoers behavior on Social Media, using the case study of 2021 season première of Teatro alla Scala: since the exploitation of the viral effect of the use of Social Media as sources of information and as an engagement tool for the audience has been successfully applied to cultural tourism – for which Igers (Instagram influencer) led to the increase the interest for specific touristic destinations –, my claim is that the application of the same perspective in the field of operatic theatre can have potential positive results. Moreover, I will argue about the exploitation of Social Media platforms to formulate disruptive engaging strategies which might positively impact and innovate the contemporary opera world.

Geografia e musica in Michelemmà, antico e misterioso canto “alto”-popolare: opportunità  turistico-musicali di valenza glocale

Vincenzo Aversano - Università di Salerno

Dato per scontato che la canzone, come genere misto di note e parole, attenga all’universo musicale tout court, rientrando di diritto nella storia della musica (“alta” o bassa che sia), si analizza in tutti i suoi aspetti Michelemmà, un canto in vernacolo napoletano, molto probabilmente nato a Ischia già nel Medioevo e diffusosi poi con diverse varianti a Napoli e nel Sud.
Trattasi di un brano fatto conoscere in Europa, con spartito e testo codificati, già dal 1824, tramite la “normalizzazione” colta operatane da Guglielmo Cottrau, un parigino trapiantato a Napoli nel “Decennio napoleonico”. Si scopre così che i suoi significati multipli e complessi, ancora in parte avvolti nel mistero, scandiscono aspetti paesaggistici ed etno-socio-musicali dell’intero Mezzogiorno d’Italia, collegati indubbiamente con storia politica e tradizioni europee.
Di qui la proposta di attivare in ogni dove pubbliche iniziative turistico-musicali e più latamente culturali, attraverso la presentazione delle versioni finora conosciute (non senza l’invito a scoprirne altre…), da arrangiare ed eseguire con melodie, strumenti e coreutica diversi, riflesso di passati «generi di vita»: geografie storiche stratificate che, tramite il volano artistico, riporterebbero il visitatore glocale all’identità profonda dei luoghi.

Il ruolo della diplomazia nella cultura. Conoscenza della storia e del territorio tra musica e turismo

Emanuele Bettini - Fe.N.Co. (Federazione Nazionale dei Diplomatici e Consoli Esteri in Italia)

Nella società attuale la diplomazia ha assunto un ruolo importante nella promozione di eventi culturali a livello internazionale. La conoscenza del territorio sul quale operano le missioni, in modo particolare i consolati, favorisce uno scambio diretto di informazioni e facilita i contatti con personalità di settore che altrimenti non avverrebbe. Questo accade nel mondo accademico, negli ambienti artistici, negli ambienti letterari e nel mondo musicale. Molti sono stati e sono attualmente i diplomatici che operano nel campo artistico,basti ricordare che nel 2022 ricorre il centenario della Fondazione del P.E.N. Italiano (Associazione mondiale degli scrittori) e che diversi autori sono stati rappresentanti di paesi esteri (vedi Pablo Neruda, Mario Vargas LLosa, l’ambasciatore Sergio Romano, l’ambasciatore Domenico Vecchioni). Altro settore importante è la Musica nel suo ruolo di portatrice di Pace e Fratellanza tra i popoli. È significativo il ruolo svolto dalla organizzazione EMMA FOR PEACE e l’ACCADEMIA DEL TEATRO ALLA SCALA di Milano. Nel 2014 hanno organizzato un galà d’opera al Cairo per promuovere la formazione artistica di studenti conservatori e giovani dei campi profughi di Giordania, Libano, Egitto, Marocco, Palestina e Turchia. Tali operazioni diplomatiche di carattere culturale implicano infine la perfetta conoscenza della Storia del territorio. Un esempio di diplomazia culturale di carattere musicale è avvenuto a Cremona nel 2019 quando la stessa Fe.N.Co. ha organizzato in palazzo comunale un incontro internazionale sul tema LIUTERIA E DIPLOMAZIA – I MAESTRI LIUTAI STRANIERI A CREMONA. All’evento hanno aderito più di 20 paesi europei e extraeuropei inviando le loro rappresentanze diplomatiche. Gli stessi Emirati Arabi Uniti hanno aderito inviando alcuni liutai e offrendo un concerto di musica classica araba. È evidente che simili operazioni di carattere culturale muovono gruppi di persone dando un positivo incremento al turismo non solo locale, ma internazionale. Con gli Emirati Arabi erano anche state avviate delle trattative per il recupero della casa di Stradivari a Cremona. Tale operazione, purtroppo, si è arenata con lo scoppio della pandemia che ha praticamente azzerato ogni possibilità di contatti e rapporti interpersonali.

Vecchia e nuova coralità nel professionalismo dei liutai cremonesi, tra coscienza storica di luogo, cooperazione distrettuale e turismo creativo

Clementina Casula - Università degli Studi di Cagliari

Gli sviluppi più recenti del dibattito sul turismo creativo rilevano una tendenza verso modelli di fruizione turistica meno individualizzati e settoriali, caratterizzati da una graduale espansione degli attori (stakeholders) che, con diversi ruoli e da vari ambiti, prendono parte al processo di co-creazione di quello che si configura come un ecosistema del turismo creativo. Tale prospettiva è stata integrata in una ricerca in corso, che esplora l’evolversi della relazione tra storia della cultura produttiva musicale, economia e turismo nella città di Cremona, a partire dalla letteratura sui distretti territoriali intesi come strutture di sviluppo locale. La comunicazione si soffermerà sulla parte della ricerca riguardante la professione dei liutai - il cui saper fare tradizionale è stato riconosciuto dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità - a seguito dei mutamenti in atto nelle società capitaliste globalizzate. Dinamiche come la femminilizzazione occupazionale o l’intensificarsi dei flussi migratori, che agevolano carriere transregionali e transnazionali, mutano le caratteristiche originarie della comunità professionale liutaria cremonese, la cui ‘coralità di luogo’ trova voci culturalmente e socialmente più eterogenee da armonizzare all’interno di un’opera di reinterpretazione esperta e consapevole della cultura produttiva locale, la quale offre un contributo fondamentale al processo di co-costruzione dell’ecosistema del turismo creativo cittadino.

Il Teatro della Concordia e la sua musica: un connubio per educare alla cultura del paesaggio e a nuove forme di progettualità turistica

Germana Citarella - Università degli Studi di Salerno

La musica, in quanto patrimonio culturale immateriale, è espressione dell'identità di un popolo, in grado di ricordare avvenimenti straordinari e di far vivere luoghi significativi, come i borghi, considerati feritoie attrvaerso le quali riscoprire tratti di un passato che altrimenti cederebbe alla forza disgregatrice del tempo. Si delinea, così, una visione della musica - intesa come serbatoio di memorie e crogiolo di sentimenti di appartenenza - capace non solo di discutere il senso identitario che connette la comunità al territorio, facendone emergere il suo spirito ed il suo genius loci, ma anche di divenire messaggera dell'anima di un luogo e suo strumento di conoscenza.
Su tali premesse si fonda il presente contributo, che intende illustrare la storiaa ed il ruolo del Teatro della Concordia, situato nel borgo di Monte Castello di Vibio (Pg), che ha il pregio non solo di essere il più piccolo del mondo, ma anche di saper conservare, nel suo spazio e nelle sue architetture attuali, l'intera atmosfera culturale della società locale. Esso può costruire un fattore propulsivo dello sviluppo locale, favorendo, sia la partecipazione della comunità endogena ai processi di programmazione delle iniziative legate agli eventi musicali, sia la promozione di una forma alternativa di turismo come quello musicale che consenta al visitatore di accrescere il proprio background culturale, mediante eventi musicali unici e irripetibili, accomodandosi nella più piccola platea del mondo.

Mapping the history and anthropology of music in the city of Cáceres for music education. The case of Flamenco

Martin Gómez-Ullate García de León - Universidad de Extremadura

This paper shows the progress of a research project that aims to discover, collect, classify, map and enhance the history and anthropology of music in the city of Cáceres (World Heritage Site).
In this sense, a series of case studies are presented here, reflecting on their educational potential and their enhancement. Flamenco, Irish music, choral formations, bells and ancient and traditional music form the set of thematic cases analysed.
Flamenco, despite having a lesser influence than in other Spanish cities (the capitals of Andalusia, Madrid, Barcelona) is present in the history of the city of Cáceres at least from the beginning of the 20th century to the present day. There are important documentation centres, dance academies, “peñas”, native singers and guitar players; but above all, through the genre of the saeta, it shows a link with one of the most important cultural elements of Cáceres, the Semana Santa (Holy Week).
Flamenco is the music that tourists usually listen to while visiting the historic city centre since street musicians use to play flamenco in the most visited spots of the city.
Through this work we will classify and map all elements related with the history and anthropology of music in the city of Cáceres, and comment on their tourism and educational possibilities using geographical information systems.

La valorizzazione del territorio delle Marche attraverso il turismo musicale: da Pesaro ed Urbino ai piccoli borghi

Arianna Gasperini, Alessio Salerio - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Nell’ultimo quinquennio la Regione Marche ha registrato un notevole incremento di arrivi e presenze, al netto del drastico calo registrato a livello nazionale in relazione alla pandemia da Covid-19 (Dati Istat, 2016-2020). Tra i motivi che l’hanno portata ad avere un ruolo sempre più preponderante, si segnala lo sviluppo di attività legate al turismo musicale. Località come Pesaro e Urbino attirano i visitatori soprattutto grazie alla loro intensa attività culturale, dove il turismo musicale ha iniziato ad assumere una posizione rilevante, come già registrato a livello nazionale (Fondazione CUOA e Regione Veneto, 2018). Inoltre, sembra che siano coinvolti da questa tipologia di turismo anche i piccoli borghi.
Il presente contributo è volto ad analizzare il rapporto tra il turismo musicale e la crescita dell’attività turistica nella regione. Verrà strutturata un’appropriata indagine qualitativa e quantitativa, sviluppata anche attraverso interviste semi-strutturate agli stakeholders, tra cui il tour operator EnjoyLive, la cui azione è parte di una più ampia opera di promozione e valorizzazione del territorio marchigiano. L’azienda organizza infatti viaggi in luoghi d’interesse già noti - grazie a compositori quali il pesarese Gioachino Rossini - ma anche nei piccoli borghi ad oggi ancora poco conosciuti. Tale attività favorisce una più ampia risonanza ad eventi già di rilevanza nazionale, come il Macerata Opera Festival, ma anche ad altri di calibro minore, come gli spettacoli nei teatri del Montefeltro, di Recanati e della Fonte Avellana.

Patrimonio culturale immateriale e colonne sonore. I riti della Settimana Santa in Puglia

Mariateresa Gattullo - Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’

Il presente contributo, focalizza l’attenzione su processi e modalità attraverso i quali taluni soggetti locali non istituzionali leggono e interpretano il patrimonio immateriale al fine di costruire relazioni (orizzontali e verticali) capaci di generare processi di patrimonializzazione all’interno dei quali anche la produzione musicale autoctona trova spazio. L’obiettivo di tali attori è quello di generare iniziative capaci di mettere in valore i beni del patrimonio per rafforzare le identità territoriali e le capacità competitive del contesto locale e per potenziare l’attrattività turistica degli spazi legandola a forme di fruizione che abbiano l’esperienza come fine principale. All’interno di questo scenario, si colloca il lavoro dell’Associazione Puglia Autentica. Nata “dalla volontà di raccontare le contaminazioni artistiche e culturali che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora la Puglia”, l’Associazione ha puntato sulla promozione di una importante parte del patrimonio culturale immateriale della Puglia rappresentato dai Riti della Settimana Santa e dalle Feste patronali, recuperando la produzione musicale che accompagna tali eventi e attribuendole visibilità con diversi strumenti. Il lavoro di ricerca punta alla lettura e interpretazione di tali strumenti. Essa è impostata su una metodologia induttiva che segue un percorso quantitativo (teso ad individuare, sintetizzare e classificare la tipologia di contenuti che l’associazione ha scelto di condividere) e uno qualitativo (concentrato sulle immagini e sui contenuti messi in rete dall’attore -riproduzioni simboliche- con una particolare attenzione alle narrazioni, ai resoconti e alle descrizioni e ai video) si rivela importante poiché mette in luce il loro ruolo di tali mediatori.

Cremona Musica: il ruolo della Fiera di Cremona e il saper fare liutario

Guido Lucarno, Raffaela Gabriella Rizzo - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Cremona è conosciuta nel panorama nazionale e internazionale come città della musica e città UNESCO del “saper fare liutario”. Una fitta rete di attori pubblico-privati opera sul territorio con azioni di promozione e salvaguardia dell’identità musicale cremonese, legata soprattutto allo sviluppo di un artigianato degli strumenti ad arco di alta qualità (Battilani, 2017; Rizzo forthcoming). In questa rete gioca un ruolo significativo la Fiera di Cremona con la manifestazione annuale “Cremona Musica International Exhibitions and Festival”. Questa si rivolge a un pubblico B2B e B2C e coinvolge una tipologia di visitatore (anche estero) piuttosto varia: oltre 18.000 visitatori nel biennio pre-pandemia. Si tratta di musicisti professionisti e amatoriali, docenti di musica, collezionisti, artisti, produttori di strumenti musicali, docenti in ambito musicale e musicologico, studenti, appassionati, operatori del settore e dealer, ecc...

Il contributo intende analizzare il ruolo economico della fiera come attore propulsivo di un turismo musicale - spesso improprio, indiretto – anche alla luce del riconoscimento ottenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico quale Manifestazione “portatrice del Made in Italy nel mondo”. La relazione “città musicale/turismo musicale/fiera” è indagata attraverso una metodologia mista di ricerca primaria/secondaria unita ad una analisi qualitativa su interviste aperte.

La nascita di una destinazione turistica legata alla musica: indagini sul campo tra Catania e Manchester

Leonardo Mercatanti, Enrico Nicosia - Università di Palermo, Università di Messina

Il presente contributo intende riflettere sugli elementi che determinano la nascita e il mantenimento di una destinazione turistica che basa parte della sua attrattività sulla musica. In tale direzione il turismo musicale è il frutto di una costruzione più o meno pianificata o comunque consapevole. Qual è il ruolo degli attori locali della governance (dal basso o dall’alto), delle guide turistiche o degli studiosi che suggellano la coerenza tra una destinazione turistica e un forte (o anche debole) richiamo musicale? Evidentemente non è sufficiente che un noto musicista sia nato o abbia vissuto in una città per determinare automatismi nella turisticizzazione dei luoghi.
Sulla base di alcune best practice consolidate, che ormai definiscono binomi forti e condivisi (Liverpool/Beatles e, in Italia, Parma/Verdi, Bergamo/Donizetti o Pesaro/Rossini) si presenteranno i risultati di un esperimento sul campo, attuato grazie al coinvolgimento di alcune guide turistiche e a interviste, per avviare strategie di sviluppo di turismo musicale in due città che in tal senso sembrano avere alte potenzialità, ovvero Catania (con Bellini) e Manchester (con gli Oasis, i Joy Division e The Bee Gees).

Mapping the history and anthropology of music in the city of Cáceres for music education and musical tourism applications

Manuel Rodríguez Palacios, Ana Mendoza Hurtado, Javier Barra Sainz, Martin Gómez-Ullate García de León, Pilar Barrios Manzano - Universidad de Extremadura

The main objective of this work is to show some research results of a project aiming to catalogue, mapping and enhancement of the musical heritage of the city of Cáceres and the fundamental elements of the history and anthropology of the music of this World Heritage city.
To this end, we are developing integrated research, using international standard semantic ontologies and thesauri (ISBD, RISM, Europeana EDM), different computer tools (databases; geolocation and georeferencing systems; historical cartographic representations), links with documentary and musical archives, in-depth interviews with privileged informants, participatory research, etc. with the aim of situating the city's musical heritage and history in different cartographic layers.
This research will rescue unpublished passages and elements of the history and anthropology of music in Cáceres, and relevant results on the socio-cultural change of the musical habits of the people of Cáceres.
Through the generation of geo-referenced itineraries based on the preparation of a documentary database, the project has multiple applications in fields such as tourism, teaching, research and heritage management. Through pilot applications, joint didactic and tourist guides in the historical centre, historical recreations, joint applications in and with museums, internships and workshops for different educational levels.
The project will generate results in different dimensions, that of classifications and semantic ontologies on musical heritage, that of the discovery and enhancement of unpublished heritage elements, that of research into the daily life and musical social practices of a population. It will also have a significant impact on the cultural heritage of the city of Cáceres and its internationalisation via national (HISPANA) and international (Europeana) aggregators, promoting the use and reuse of the data.

La Genova di Paganini: i luoghi e gli eventi legati al personaggio e alla sua musica

Giuseppe Rocca - Università degli Studi di Genova

La figura di Paganini, similmente a quella di Mozart, può essere analizzata con riguardo ai numerosi viaggi compiuti nel corso della sua vita, alle immagini ambientali presenti in alcune sue composizioni musicali e ai suoi spazi di vita. Il contributo prende in considerazione proprio quest’ultimo aspetto della vita del musicista, circoscritto a Genova (“Il musicista e la città”), dove numerosi luoghi urbani testimoniano la presenza del violinista-compositore e stanno per essere valorizzati da un percorso turistico-culturale di natura tematica.
La seconda parte del contributo (“La città e il musicista”) è dedicata invece agli eventi e ai luoghi in cui la città ha continuato a commemorare la figura di Paganini dopo la morte. Infatti, già nel 1855, Genova ha reso omaggio all’illustre musicista con l’inaugurazione di un teatro a Lui dedicato, così come dal 1904 l’Istituto Civico Musicale, divenuto Conservatorio statale nel 1974, porta il suo nome. Il fatto più significativo riguarda però l’istituzione di un concorso musicale a scala internazionale, realizzato per la prima volta nel 1954 e giunto alla 56^ edizione nell’ottobre 2021. Questo evento – che da qualche anno si inserisce nel contesto di una rassegna di incontri, convegni, concerti, mostre, tutte legate alla figura di Paganini, ed è conosciuta come “Paganini Genova Festival” - ha favorito il lancio di violinisti conosciuti in tutto il mondo. Dal 1954 al 2021, i soli finalisti, provenienti da Europa, Asia, America e Oceania sono stati 270, con un richiamo non trascurabile sotto il profilo del turismo urbano e culturale.

I luoghi della musica; antichi e moderni edifici dedicati alla recitazione ed alla musica in Provincia di Cremona

Gianpaolo Scaratti - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Il momento di maggiore diffusione dei teatri all’italiana è tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo, anche se le premesse teoriche nascono già in età umanistica. Gli architetti e gli scenografi italiani si ritrovano in quegli anni di fronte a un’esigenza inedita, quella di coniugare la grande tradizione del teatro greco-romano a quella cortigiana fatta di spettacoli “riservati” ai pochi spettatori di palazzo o di corte. A Milano il prototipo di questi teatri è certamente la Scala di Milano di G. Piermarini. La sua forma a ferro di cavallo verrà riproposta, con minime varianti anche nel nostro territorio; la moda di realizzare luoghi per la rappresentazione teatrale e spettacoli musicali si diffonde rapidamente sin dalla fine del 1700; sorgono teatri nei paesi più grandi e nella città di Cremona. Più tardi sino alla metà dell’Ottocento parecchi altri borghi minori si attrezzano per dare alla loro comunità il luogo deputato per spettacoli d’arte e musica. Il sistema di direzione e programmazione a rete oggi offre opportunità per una scelta varia e ricca. Mi soffermerò tuttavia solo su alcuni di questi edifici, per la loro storia e peculiarità: Il teatro Bellini di Casalbuttano, il teatro Gonzaga di Ostiano, il grazioso edificio di S. Giovanni in Croce, non sottacendo la suggestione che, ambiti più grandi come il teatro Ponchielli di Cremona e l’auditorium di S. Domenico a Crema, continuano a suscitare. Il censimento di questi luoghi magici dedicati all’arte dimostreranno che quasi ogni comunità locale della Provincia ha avuto il proprio luogo per le rappresentazioni. Sul territorio cremonese oggi sorgono oltre 40 edifici che offrono o hanno ospitato concerti e rappresentazioni teatrali. Parecchi di questi sono chiusi, abbandonati; nel migliore dei casi ospitano altre attività. La loro storia, ancorata all’interno del tessuto urbano che li ospita, diventano reliquiario del tempo e va salvaguardata: luoghi d’interesse che meritano una visita.

Nuovi modi di vivere il viaggio: come si potrebbe inserire la musica nella nuova esperienza phygital?

Emma Vitiello - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Viaggiare è oggi un concetto molto diverso dal passato e, in seguito alla pandemia, sta evolvendo ancora. Prima del COVID-19, eravamo abituati a spostarci con facilità, ma ci siamo ritrovati di colpo a vivere tra le mura delle nostre case. L’unico modo per valicare i confini era attraverso gli smartphone e si credeva che saremmo tornati presto alle nostre abitudini da turisti. Invece, il crollo del turismo è durato più a lungo: secondo UNWTO, in Italia abbiamo assistito a un crollo degli arrivi internazionali del 65% nel 2020 e del 76% nel 2021 (i dati si riferiscono ai mesi da gennaio ad agosto). Si crede che si ritornerà ai livelli pre-pandemia oltre il 2024 in Europa.
È in questo contesto che stanno nascendo nuovi modi di coinvolgere i turisti, cercando di arricchire l’esperienza del viaggio attraverso gli strumenti digitali che sono stati sperimentati durante la pandemia. Il COVID-19 ha infatti accelerato la presa di consapevolezza – anche nel settore turistico - dell’arrivo di una nuova epoca phygital, in cui la realtà fisica e quella digitale si intrecciano in modo indissolubile. Uno degli strumenti cardine della trasformazione è la realtà aumentata che non solo potrebbe aiutarci nella rappresentazione di alcuni spazi cambiati dallo scorrere del tempo, ma può amplificare l’esperienza. In questo contesto è possibile, dunque, che la musica e il turismo musicale possano trarre vantaggio?

Formazione


Viaggiando con la musica si impara: un percorso di apprendimento trasformativo per imparare a costruire il proprio futuro

Alessandro Antonietti - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Il contributo si propone di delineare un modello psicologico generale per rendere il turismo musicale un’esperienza di apprendimento trasformativo e di presentare un’esemplificazione di applicazione di tale modello.
L’apprendimento trasformativo riguarda il cambiamento nella sensibilità, consapevolezza, capacità personali. Ciò può avvenire in un’esperienza in cui si è aiutati a formulare la domanda che sta alla base del viaggio, a esplicitare a se stessi che cosa si prefigge di ottenere dal viaggio musicale che intende intraprendere e ad avere consapevolezza di che cosa l’elemento musicale in specifico può offrire. In un tal viaggio, secondo i principi dell’apprendimento auto-regolato, occorre elaborare il piano dell’esperienza in cui si intende coinvolgersi, monitorarla e verificare il raggiungimento dell’obiettivo. Occorrerà infine trasferire il senso del viaggio compiuto alla propria vita per introdurvi germi di cambiamento, riconoscendo ciò di cui, a livello personale, ci si è impadroniti grazie al viaggio musicale, per cogliere in quali aspetti della propria vita ciò possa essere applicato.
Il modello sopra descritto sarà esemplificato, indicando alcune strategie formative che possono essere seguite, con la descrizione di un itinerario – da condursi in presenza o in maniera virtuale attraverso materiale simbolico – da proporre a dei giovani entro iniziative per l’orientamento, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo.

Low latency networked music performance in higher music education: perspectives, opportunities and criticism for synchronous distance learning in instrumental and vocal classes

Andrea Bareggi - ISSM C. Monteverdi, Conservatorio di Cremona, ESME Engineering school of energy and digital technologies

Studies on Distance Education (D.E.) are an area of ongoing research. The Covid-19 pandemic resulted in the closure of most schools and universities worldwide, and a consequent raising of the interest for new pedagogical approaches that do not require the presence of students or professors. D.E. technologies are divided into two modes of delivery: synchronous and asynchronous learning.
Several researchers demonstrated the use of online environment in higher education led to outcomes comparable to those of traditional learning environments (Tallent-Runnels et al., 2006). Therefore, it is understandable that higher education music programmes explore the distance education context.
Higher music education syllabuses include a wide range of pedagogical activities, including theoretical and practical group classes, individual classes, and small group classes (chamber music classes). D.E. should adapt to the teaching context and special technology should be used for synchronous learning.
In this context, the goal of the Erasmus+ project Virtual Stage is exploring the applicative modalities and limits of distance learning in higher music education. This project relates to the tradition of cultured music and expands its potential by studying synchronous and asynchronous modes of interaction specifically designed for this educational sector. Virtual Stage is a project supported by the European Commission (Ref.No: 2020-1-IT01-KA226-VET-008970).

Bells, musical heritage of Caceres city

Francisco Javier Barra Sanz - Universidad de Extremadura

Bells form part of the urban landscape, of the tangible and intangible heritage of our cities. They may go unnoticed when they rest, but when they wake up they release a musical yawn into the air that fills the space with a language that everyone hears, and with the passage of time, few decode it. Nowadays, to know how to decipher the language of a shearing or a great bell is not to go back to past historical-artistic times, but to interpret anthropologically the current experience and customs of a particular people.
In this way, we can discover a series of rituals through the sound of such vociferous ladies, "an old woman with a tooth, calls all the people" (popular proverb). Indeed, mostly linked to the Christian religion, these musical instruments of indeterminate height work on two levels: the divine and the human. There is no doubt that they undergo changes when they signal the Divine Worship, what kind of rite and what liturgical season we are in. On the other hand, on the human level, they announce the most important rituals of a person: baptism and wedding (in these cases they have fallen into disuse in large cities), however, the warning of death is still present. Likewise, the month of November is a key time to listen to the shearing of the souls in many villages of our geography, whose brotherhoods, from time immemorial, go out to ask for a prayer for the eternal rest of the deceased.
Bells not only appeal to individuals but also collectively call out to the inhabitants of a place. They announce festivals, pilgrimages, processions, etc. In this festive announcement, they not only do so from the prism of the sacred, but their call enters the profane, how, by announcing the chimes of a new year, forming part of a concert, or simply evoking a melody giving sonority to a clock.

Diventare musicisti oltre la pandemia: l'esperienza del conservatorio

Nadia Bassano - Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia

La situazione pandemica ed il suo protrarsi hanno messo a dura prova il comparto artistico, in particolar modo quello musicale, innescando una serie di cambiamenti in termini identitari, professionali e, non ultimo, metodologici-didattici.
In che modo, allora, sono cambiati i processi formativi che sottendono alla formazione del musicista e della sua identità professionale? I tratti dei processi di apprendimento-insegnamento musicale si sono modificati in maniera temporanea oppure permanente? Tra luci e ombre, quali i possibili guadagni dalla crisi generata dalla pandemia, anche sulla scorta dell'esperienza - forzata - della formazione a distanza?
Sollecitato da tali questioni, il presente contributo proponr uno sguardo particolare, posizionandosi all'interno del mondo della musica pop-rock con un focus specifico: quello del Conservatorio. Si intende infatti mettere a confronto il punto di vista di docenti e studenti, impegnati nell'Alta Formazione Musicale, raccogliendo e analizzando i loro punti di vista a partire dalle questioni sopra esposte.
Lo studio, ancora in corso, è mosso da un approccio metodologico quali-quantitativo, che accosta questionari ed interviste in profondità, al fine di delineare alcune prospettive di senso: alla ricerca di una rilettura che possa restituire un nuovo significato alle pratiche didattico-musicali, ma anche ai vissuti, resi più fragili dall'incertezza che contraddistingue questi tempi.

La rivoluzione tecnologica in ambito scolastico: un’opportunità di crescita

Beppe Bornaghi - Conservatorio di Bergamo

La didattica a distanza deve essere vista come un’opportunità di crescita dove, attraverso la valorizzazione del suono e l’utilizzo di nuovi mezzi comunicativo-espressivi, è possibile attuare un insegnamento della musica efficace e non demotivante. Risulta necessaria una formazione docenti che permetta l’integrazione di competenze tecnologiche nel proprio bagaglio culturale per un arricchimento dell’offerta formativa in classe e a distanza in una didattica, quella post pandemia, che si rivolgere a un territorio ben più vasto fornendo nuove opportunità di comunicazione. Non deve essere di impedimento la lamentata mancanza di empatia e di comunicatività delle lezioni a distanza causate dall’assenza del contatto umano poiché questo deficit viene colmato in ambito accademico da un’offerta formativa orientata ancor più sulle competenze espresse o dall’integrazione e dal potenziamento dell’apprendimento per la fascia scolastica dei più piccoli. L’ausilio di una corretta “metodologia tecnologica”, l’interazione audio e video, le piattaforme Gamification e eLearning, gli hardware e i software specifici offrono nuove sfumature di apprendimento e permettono livelli di comprensione maggiori anche per bambini DSA che talvolta faticano a perseguire gli obiettivi stabiliti. Come esempio di ottima integrazione tra offerta formativa e tecnologia propongo l’analisi dei risultati ottenuti presso il Conservatorio “G. Donizetti” di Bergamo nel triennio 2019-2022.

Audizioni al Museo, i violini di Stradivari e il turismo a Cremona

Fausto Cacciatori - Museo del Violino

Dall’apertura del Museo del Violino il programma delle audizioni musicali presso l’Auditorium Giovanni Arvedi ha rappresentato, nell’ambito dell’offerta museale, una della attività che ha riscontrato il maggior interesse.
Ascoltare il suono di un violino del più grande liutaio di tutti i tempi, in un luogo progettato per l’ascolto della musica da camera ha costituito e costituisce un’esperienza indimenticabile per la maggior parte del pubblico che visita il museo.
La musica eseguita con gli strumenti storici delle Collezioni del Museo, affidati a giovani talenti del virtuosismo violinistico, diventa momento conclusivo a completamento della visita alle sale espositive.
Strumento e musica narrano le vicende della storia di una Città, legandosi alla creatività dei più abili costruttori di strumenti ad arco.

Carico cognitivo e strumenti didattici di realtà aumentata e virtuale durante il viaggio di turismo musicale

Giuseppe Faraone - Cultmedia

Il viaggio in luoghi mai visti prima può, in fase esperienziale, impegnare grandemente l’elaborazione delle informazioni che si produce nella cosiddetta “memoria di lavoro” della mente del turista, e quindi compromettere la creazione di un ricordo. La teoria del carico cognitivo (Sweller, Ayres, & Kalyuga, 2011) è scaturita dallo studio dell’impegno di elaborazione e di immagazzinamento delle informazioni che viene imposto alla memoria umana e distingue due tipi di carico cognitivo: “intrinseco” ed “estraneo”. Il carico cognitivo “estraneo” è quello generato dal modo in cui le informazioni vengono presentate e si riferisce a tutto ciò che non contribuisce alla ritenzione di un ricordo. L’utilizzo oculato di strumenti didattici che sfruttano la realtà aumentata e virtuale è in grado di dosare opportunamente il carico cognitivo “estraneo” del turista, e può assicurare sia una fruizione consapevole dei luoghi visitati sia un’esperienza sensoriale coinvolgente e memorabile. La figura del celebre compositore e operista Vincenzo Bellini, nei contesti turistici delle città di Catania e Palermo e in relazione ai due rispettivi teatri, al museo civico e al festival a lui dedicati, offre uno spunto ideale per testare tecniche per l’apprendimento multimediale che, consolidatesi negli ultimi venti anni di ricerca (Mayer, 2001, 2005, 2009, 2014, 2020), possono presentare al turista sia musica e partiture sia architettura e arte all’interno di un’unica piattaforma editoriale interattiva.

Nuovi varchi per una formazione musicale liquida

Alessandro Lamantea - AFAM, Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano

Un musicista addentrato nella contemporaneità riflette sugli eventi e gli attori principali del turismo musicale che si innesta nel filone del turismo culturale teorizzato nel 2021 da Richards. Docenti, studenti e management organizzativo di concorsi, festival, concerti, rassegne o master classes si spostano in altre sedi e promuovono un turismo culturale sostenibile coinvolgendo un pubblico itinerante dalle particolari esigenze e con una cultura valutativa nuova. I viaggi musicali multi-attoriali vengono diffusi anche attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione al fine di proporre alternative virtuali alla presenza fisica performativa. Ai fruitori in presenza si associa pertanto una massa potenzialmente infinita di utenti collegati on line o in differita in forma asincrona a cui si indirizza il prodotto fonico. L’uso “comodo” delle ICT apre così nuovi varchi nelle frontiere geografiche e va incontro all’esigenza di immediatezza comunicativa dei contenuti. In ambito formativo con gli strumenti digitali cambiano le modalità di fruizione sonora, nonché i criteri di valutazione del prodotto musicale. I risvolti di questa ibridazione dei luoghi di ascolto/produzione della musica sono ancora in fase di monitoraggio ma già si cominciano a scorgere gli elementi vantaggiosi e nello stesso tempo gli esiti destrutturanti.

Per una didattica del paesaggio sonoro nella scuola di base

Mario Piatti - Centro Studi Maurizio Di Benedetto

Le nuove generazioni sembrano particolarmente sensibili alle problematiche dell’ambiente e all’evoluzione climatica del pianeta. Si fa quindi pressante la necessità che anche in ambito scolastico si elaborino proposte formative che saldino le tematiche ecologiche alla pratica della cittadinanza attiva.
Le attività musicali - articolate in esplorazione, ascolto consapevole, composizione, produzione vocale e strumentale, in interazione anche con altri saperi artistici – favoriscono lo sviluppo di conoscenze e competenze mirate alla valorizzazione dei paesaggi sonori.
L’azione didattica è mirata all’esplorazione reale e metaforica dei luoghi, scoprendoli e vivendoli come spazi-teatro in cui è possibile inserire azioni ludiche, simboliche e rituali che sappiano condurre verso esperienze estetiche.
Particolare attenzione è data alla composizione di paesaggi sonori (soundscape composition), che in alcune esperienze di DAD si è dimostrata strumento efficace per far emergere i vissuti di ragazzi e ragazze, le loro percezioni, l’intelligenza e la sensibilità con cui hanno affrontato la realtà del lockdown.

Musical Heritage and intercultural dialogues in the old city of Cáceres

Pilar Barrios Manzano - University of Extremadura

The fact that Cáceres has preserved intramural and extramural houses, palaces, convents and churches, and that it also conserves important documentation in the municipal, diocesan, parochial archives and in the notarial protocols of the historical archive, makes us deduce what the history and the soundscape of a medieval and Renaissance town of royalty and with clear signs of the passage of different cultures united to the historical evolution. With regard to musical activity, as early as 1595 the first contracts of minstrels are conserved, Antonio Márquez (cornet and shawm), Juan de Arellano (sackbut) and Bernardino de Mendoza (bajón) “vezinos from the town of Villaviciosa, in the King of Portugal ”.
Since we work in educational contexts, we consider the transfers of our epistemological studies to the didactic approach in social and educational contexts. Counting on the active participation of students and other social groups, the action protocol is set approximately at:
- Presentation of the activities
- Bibliographic search
- Study visits to parish, historical, diocesan and municipal archives
- Search and deduction of places of historical and ethnographic importance related to musical activity.
- Historical and musical recreations with the integration of the arts
- Recapitulation and analysis of the different phases of the research, from the epistemological to the didactic approach, analysis of the results obtained and review of the material to use it with more importance in educational and social centers and in the tourism sector.

Mapping choirs in the city of Cáceres. GIS applications for musical education an tourism

Manuel Rodriguez Palacios - University of Extremadura

Choirs, as socio-cultural institutions, are an example of non-formal schools that are widespread throughout the world. From an anthropological perspective, this research aims to establish a contribution to the study of choral formations as communities and schools of non-formal music education. Through the collection and analysis of life stories and participant observation, it aims to analyse the benefits of choral singing in musical education and the formation of the musical biography of the members, as progress and achievement of their musical and emotional education.
As a field scenario and case study, we focus on the city of Cáceres and its choral groups that serve as a framework for the work of 200-300 choristers and collaborating members in the intergenerational practice and dissemination of choral singing.
Through anthropological methodologies - life stories of choralists, participant observation, cyberethnography of their forums and portals, documentary analysis - we delve into the results of previous research on several fundamental facets of choral singing in relation to music education - didactic styles, conducting styles, formation of musical biography, choirs as schools of informal music education for adults, choirs as community, the formation or construction of choral identity, the training path, the formal curriculum of singing and choral conducting, etc.

“A scientific perspective on music modeling and music perception”

Augusto Sarti - Politecnico di Milano

Music plays a prominent role in social interaction among peers of all cultures and ages. It has the ability to evoke complex and articulated emotions with no need of a semantic narration. In social and collective contexts, it has power to aggregate and evoke feelings of togetherness and belonging. The various layers of music (rhythm, harmony, melody, timbre, structure, etc.) play distinct yet synergistic roles in the construction of an emotional trajectory. Rhythm, for example, is inherently and evolutionally bound to body motion and is known to play a relevant role in many aspects of social interaction (e.g. dancing). Our understanding of harmony evolved from singing together, which is a powerful way to trigger a sense of friendship, togetherness and safety. Our timbral perception is keenly tuned to the environment that surrounds us. It is therefore not surprising to discover how easily music can foster cultural fusion, and can play a relevant role in cultural tourism.
Understanding and modeling the emotional potential of music and its emotional impact (as filtered by perception) is a crucial step in developing scientific methodologies and technological solutions to support the creativity of composers, to enhance music performances, to empower didactics, and to increase music enjoyment.
A frenzy of activities has proliferated in the past two decades, resulting from a truly multidisciplinary effort, involving signal processing, Music Information Retrieval (MIR), perceptual modeling, bio-signal processing, machine intelligence, etc. In this contribution I would like to offer an overview and a bit of perspective on these activities.

A passo di DAD

Laura Stanganini - Università degli Studi di Firenze

L’emergenza pandemica ha imposto la sperimentazione di nuovi mezzi e metodi per la didattica che hanno portato all’ingresso della DAD (Didattica a distanza) anche in ambiti impensabili, quali la danza. In molti casi si è trattato di un espediente che ha permesso a molte realtà di sopravvivere economicamente, di continuare a formare e a progettare in un tempo sospeso. In questa sede si intendono analizzare i contributi apportati dalla DAD nel processo formativo e creativo di questo ambito, apparentemente difficile da coinvolgere vista la sua fisicità, e nello specifico del flamenco: danza che nel movimento e nella sua esecuzione include un’ulteriore componente, quella percussiva. Si intende arricchire la presentazione con interviste a chi ha operato in prima linea (insegnanti e allievi, danzatori e musicisti di chitarra, percussioni e nacchere), per capire quali sono state le modifiche necessariamente apportate, quanto queste abbiano implicato la realizzazione di un nuovo prodotto, quali sono state le riflessioni maturate lungo il percorso. Si raccolgono considerazioni sull’importanza dell’esperienza in presenza, sul genius loci, sul valore dell’alterità, della prossimità e della relazione in una danza ormai divenuta un assolo da ricomporre in rete. Si delinea dunque un nuovo percorso impossibile da ignorare.

“Piccolo viandante mattutino” - Il turismo virtuale-musicale nella letteratura pianistica di formazione e i suoi orizzonti nella didattica a distanza (DAD)

Martino Tosi - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

La componente del viaggio virtuale formativo è sempre stata parte fondamentale delle raccolte didattiche dei grandi compositori. Il Quaderno per Anna Magdalena di J. S. Bach (1725), che include Minuetti, Polacche e Musette, implica uno spostamento all’interno della geografia europea – che diviene autentico turismo musicale con la cultura romantica. I brani intitolati Piccolo viandante mattutino, Siciliana, Canzone di Marinai Italiani, Canzone nordica et al., inclusi da R. Schumann, nell’Album per la Gioventù op. 68 (1848), sono un vero “incontro con l’altro da sé” attraverso la tastiera. P. I. Tchaikovsky, in una raccolta omonima (1878), amplia il percorso con piccoli pezzi come Canzone italiana, Antica canzone francese, Canzone tedesca, Canzone Napoletana. Con la maggiore fruibilità dello spostamento reale, nel Novecento le raccolte per bambini d’autore invitano a viaggi in luoghi più eccentrici (B. Bartok, Mikrokosmos (1926-1939): In stile Yugoslavo, In stile Transilvano, Estremo oriente), a spostamenti interiori in una “giornata tipo” (S. Prokofiev, Musica per bambini (1935)) o cronologici, con omaggi a compositori passati (G. Kurtag, Yatekok (1973)). Questi viaggi virtuali, che riflettono nel codice musicale la cultura turistica coeva, sono per il bambino in formazione odierno materiale d’elezione, soprattutto quando costretto a un secondo viaggio virtuale (DAD), che si interseca proficuamente con questo virtuale-musicale.

Didattica a Distanza: il mutato rapporto suono-spazio nello studio degli strumenti musicali presso i Licei Musicali

Giulia Tucci - Università di Modena e Reggio Emilia

Questo contributo raccoglie spunti teorico-pedagogici al fine di analizzare le ricadute della didattica a distanza nel rapporto suono-spazio per gli studenti dei licei musicali durante l’apprendimento degli strumenti, andando ad individuare gli elementi fondamentali che mantengono vivo il processo formativo.
Partendo dai più recenti spunti normativi appare evidente come sia necessaria, soprattutto al liceo, una convivenza sinergica tra le divergenti spinte del digitale e della pratica strumentale analogica. Con il supporto di definizioni teoriche mutuate dalle pedagogie enattive, dalla psicologia post-cognitivista e dalle teorie dell’ascolto, questo intervento intende centrare attorno alla relazione docente-discente l’oggetto comune ai più fondanti elementi della pratica musicale. A tal fine ed alla luce dei cambiamenti occorsi con l’avvento della didattica a distanza, vengono infatti prese in esame le ridefinizioni di: schema motorio, prassia esecutiva, simbolizzazione gestuale ed ascolto mediato.
La relazione pedagogica appare quindi nuovamente collocata come elemento caratterizzante di apprendimenti metacognitivi e riflessivi. Le connessioni tra fare e pensare musica, essere risonante e far risuonare continuano a sopravvivere così da permettere al percorso liceale di assolvere al compito di insegnare ai ragazzi ad essere musicali nella cultura, cioè agire in essa per adattarvisi e per modificarla come protagonisti.

The Grand Tour Today: Visiting Italian Luoghi della Musica with Early Music Students

Marc Vanscheeuwijck - University of Oregon, Conservatoire royal de Bruxelles

In our current pedagogy of Historically Informed Performance (HIP)—which I find limitative and prefer to call Culturally Informed Performance Practices (CIPP)—we too often overlook the importance of performance venue and building acoustics. Although this is understandable from a practical point of view, it is fundamental that students get exposed to the “sound case” that a historic music venue represents, not only to understand some of the compositional choices but also for enriching their palette of performing options. Also, since performance practice questions mainly emerge from issues that transcend the score, students need to dig into the deeper cultural context from which any given score materialized to get a more concrete sense of the musical aesthetics they are working with. Although courses in cultural and art history, rhetoric, iconography, etc. can help in the education of the early modern music student, nothing can replace experiences in situ.
In order to introduce such experiences in our curriculum, we have organized several mini-Grand Tours for the early music students and colleagues at the Conservatoire royal de Bruxelles during the past decade. Four-day trips to Bologna, Venice, Rome, and Naples have often been literally life-changing for several of the participants. In this presentation, I will address and share some of the most salient benefits and consequences such discoveries have generated in students’ approach to early music performance practices.

"The music of languages and the language of music": viaggi musicali e musica come strumento di apprendimento nella didattica delle lingue straniere – tra passato e sfide presenti

Angela Vasilovici - Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia

“La musica inizia dove le possibilità del linguaggio finiscono” affermava il noto compositore finlandese Jean Sibelius e mai come oggi questa frase ritrova la sua forza in un mondo sempre più globale, caratterizzato dalla necessità di apprendere le lingue straniere fin da piccoli e dove la realtà virtuale impone sfide altissime. Che ruolo potrebbe avere la musica nella formazione dell’individuo contemporaneo? L’obiettivo del presente paper è di approfondire in chiave storico metodologica le potenzialità della musica in duplice ruolo: veicolo per la trasmissione di valori culturali e strumento utile a creare competenze trasversali, educare in modo mirato diverse fasce d’età e, nello specifico, permettere l’apprendimento delle lingue straniere in tutte le sfaccettature che esse richiedono. I viaggi musicali (anche virtuali) richiedono specifiche competenze linguistiche mentre la musica resta protagonista per lo sviluppo cognitivo, linguistico, emotivo, sociale e permette l’affinamento di competenze specifiche per le varie discipline, con particolare focus su ascolto e discriminazione uditiva, pronuncia e coordinazione motoria, ritmo e intonazione - fondamentali nell’apprendimento linguistico.
Partendo da una base storica, attraverso esempi pratici e casi specifici si cercherà di dimostrare che le pratiche musicali e la musica in quanto tale non solo muove fisicamente le persone ma è in grado di dislocare abilità nascoste e trasferire competenze essenziali per lo sviluppo umano.

Ritrovare la Musica Humana

Tullio Visioli - LUMSA Università

Fin dall’antichità gli strumenti musicali, i musicisti e le stesse partiture sono sempre stati rappresentati con estrema precisione nei dettagli e nelle proporzioni: nei dipinti, nelle sculture, nei bassorilievi e nelle opere a intarsio. Questo documenta un rapporto di grande rispetto per l’arte musicale, quasi a testimoniare un’intensa e speciale relazione di concretezza e col mondo dei suoni, estranea alla contemporaneità. Questa perdita di relazione con l’acustico non ci permette più di realizzare un adeguato rapporto con gli spazi e gli ambienti, determinando anche un contatto difficile o pressoché assente col nostro sé sonoro, a partire dalla voce. Perciò, prima di ogni percorso che faccia interagire spazi e cultura musicale, bisogna ritrovare la filosofia che da sempre ha fatto dialogare e coniugare in un processo osmotico la geografia degli spazi con l’universo dei suoni organizzati. In otto punti, come una scala musicale che prende inizio e si completa raggiungendo un punto d’arrivo da cui ripartire, saranno indicate otto ‘pratiche’ condivisibili e universalmente praticabili per ritrovare un nuova identità della Musica Humana.

Il suono della Liguria. Un progetto didattico di itinerario turistico musicale

Roberta Giada Viviani, Lorena Buzzi, Elisa Ferrero - Università degli Studi di Genova

Il turismo nella Liguria non urbana è quasi esclusivamente di interesse balneare, caratterizzato da una forte stagionalizzazione estiva e dalla concentrazione nelle località costiere. Negli ultimi anni, tuttavia, un turismo di prossimità ha iniziato a interessare i borghi dell’entroterra, grazie ad alcune esperienze di valorizzazione del patrimonio rituale, folkloristico e musicale connesso all’identità storica e culturale dei luoghi. Tali iniziative muovono un pubblico attento verso aree scarsamente frequentate dal turismo di massa, tendendo inoltre ad occupare momenti dell’anno diversi dagli inflazionati mesi estivi. Pur rappresentando un’attrattiva rilevante a livello locale, esse risultano però poco promosse su una scala più ampia e denotano un’insufficiente capacità di far rete.
Su queste realtà si incentrerà un progetto didattico all’interno del corso di Valorizzazione del patrimonio storico-musicale, afferente al corso di laurea in Scienze del Turismo dell’Università di Genova. Sotto la guida della docente, gli studenti analizzeranno le feste di interesse (etno)musicale esistenti in Liguria, con una particolare attenzione per le celebrazioni della Settimana Santa (Montalto Ligure, Molini di Triora, Masone) e per i due principali appuntamenti di Taggia, ossia la Notte dei furgari e la Festa di Santa Maria Maddalena. L’obiettivo è di porre in luce potenzialità e criticità dell’offerta attuale, elaborando quindi delle proposte per una più efficace valorizzazione del patrimonio musicale ligure ai fini di promuovere un turismo responsabile e sostenibile.

Festival


‘Le Guess Who?’: un modello di festival ‘free-thinking, diverse and genre blurring’?

Simone Caputo - Università Sapienza

Il festival musicale ‘Le Guess Who?’ si svolge dal 2007 a Utrecht in Olanda, nel mese di novembre. A differenza degli odierni grandi festival internazionali, solitamente costruiti su un genere di riferimento (classica, folk, jazz, rock, world, ecc.), ‘Le Guess Who?’ coinvolge oltre 200 artisti – scelti dagli organizzatori e da musicisti che di anno in anno svolgono la funzione di curatori – e propone generi diversi (‘boundary-crossing music from all over the world’, le parole degli stessi organizzatori), mettendo in dialogo musica e arti in progetti culturali, con una particolare attenzione per gli ‘underrepresented sounds that are rarely heard in other places’. ‘Le Guess Who?’ si svolge prevalentemente nelle sale dell’Auditorium TivoliVredenburg (che possono ospitare in contemporanea oltre 5.000 spettatori, garantendo un’eccellente resa acustica), e coinvolge l’intera città, con concerti e performance in club, chiese, teatri, capannoni industriali e mercati. Il carattere del festival – nelle intenzioni degli organizzatori inclusivo, decoloniale e sperimentale – ha favorito l’afflusso di spettatori da oltre 60 nazioni nell’edizione del 2019. L’analisi dei programmi tematici annuali, delle proposte estetiche dei curatori, dei flussi di visite, dell’indotto generato, della risposta critica, consente di posizionare ‘Le Guess Who?’ nel panorama più ampio dei festival musicali internazionali e di esaminare la coincidenza tra intenti dichiarati dagli organizzatori e risultati ottenuti. Il contributo si propone di verificare se il festival possa effettivamente essere un modello ‘free-thinking, diverse and genre blurring’, alternativo a quello imposto dalla festivalizzazione della cultura [Bennet, Taylor e Woodward 2014], in cui la musica diventi occasione per la creazione di un ‘terzo luogo’ [Oldenburg 1989; Morisson 2018].

Festival Piana Del Cavaliere: la musica come centro del turismo musicale

Luca Cianfoni - Alma Mater Studiorum università di Bologna

Il continuo e costante avvicinamento tra cultura e turismo ha dato vita alla creazione di molteplici attività integrate sui diversi territori.
Il caso studio dell’intervento si focalizzerà sul Festival della Piana del Cavaliere tenutosi ad Orvieto nel settembre del 2021 e che ha visto il felice incontro di differenti attori culturali. Il driver principale della rassegna durata dodici giorni è stata la musica classica, con concerti svoltisi in chiese, sagrati e altri luoghi della città, insieme a corsi e masterclass dedicate a diversi strumenti; tutto questo ha incontrato la letteratura, eventi turistico-culturali,enogastronomici, escursionistici, dando la possibilità al turista di rendersi protagonista attivo della manifestazione, creando un’esperienza di turismo partecipato e consapevole, che ha visto la città di Orvieto rafforzata nella propria identità di città d’arte.
Alla base di questa proposta è presente una concezione del turismo multi-attoriale che fa perno su una rete di associazioni, enti ed istituzioni, in grado di collaborare e concorrere ad un unico obiettivo: la valorizzazione di un territorio.
Così l’esperienza turistica attraverso la valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile acquista un valore aggiunto attraverso il ruolo catalizzatore fornito dalla musica, che diventa l’arte intorno alla quale nascono e si sviluppano le attività, anche grazie alla co-creazione dell’esperienza stessa, scaturita nel turista che diventa consapevole a pieno del patrimonio appena goduto.

Il turismo musicale: il caso di Cremona

Paolo Corvo - Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

Il turismo musicale è praticato da molti appassionati, per cui la musica rappresenta lo scopo stesso del viaggio. Nel nostro Paese è particolarmente diffuso e si rivolge sia alle sedi di eventi (grandi rassegne, festival, ecc.) che ai luoghi dove si è svolta la vita dei musicisti più famosi. In effetti la tradizione musicale italiana è un patrimonio prestigioso del mondo intero. Le località da visitare e le suggestioni sono molteplici, ma occorre investire perché la vocazione musicale di alcuni luoghi emerga in modo significativo e le attività si sviluppino con continuità nel corso dell'anno. L'industria turistica dovrebbe costruire pacchetti tematici specifici, da promuovere con un'informazione capillare. La musica, nelle sue varie articolazioni, può rappresentare un traino anche per altre forme di turismo, come quello culturale, enogastronomico, ambientale.
In questa prospettiva è interessante studiare il caso di Cremona, che sta puntando con sempre maggiore convinzione ed efficacia sul turismo musicale, grazie soprattutto alla sua famosa scuola di liuteria, che vide in Andrea e Niccolò Amati, Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri detto 'del Gesù', i suoi esponenti più significativi. La città vanta anche una visita di Mozart, che nel 1770 assistette all'opera del Valentini La clemenza di Tito. Il Teatro Ponchielli costituisce un importante punto diriferimento per l'attività lirica, mentre la Scuola Internazionale di liuteria Stradivari assicura continuità ad una gloriosa tradizione. Vi sono molte risorse che possono attirare i turisti , si tratta di inserire l'offerta musicale nel contesto più ampio delle attrazioni turisti che di Cremona. Sembra importante migliorare l'organizzazione turistica complessiva della città, per adeguarla alle aspettative dei turisti, sempre più alla ricerca di vacanze di tipo esperienziale.

Festival del Turismo Musicale: dati, conferenze e tour per un nuovo racconto del fenomeno in Italia

Alessandra Di Caro - Butik

Un intervento a cura di Butik, impresa sociale che si occupa di turismo musicale, per presentare i risultati della prima Ricerca nazionale dedicata a questa tematica. Durante il panel verranno raccontati i principali insight emersi dallo studio effettuato nel 2021 con l'obiettivo di quantificare per la prima volta il fenomeno in Italia e per fornire un profilo di chi viaggia per partecipare ad esperienze musicali, di qualsiasi genere e non solo live. Un'indagine per fornire un ritratto del turista musicale indagando motivazioni e comportamenti, con un focus su musica live e festival.Per l'occasione verrà anche presentata la seconda edizione del Festival del Turismo Musicale, organizzato da Butik, che quest'anno si svolgerà dal 18 al 23 Ottobre, a Cremona e in live streaming. Una manifestazione unica nel suo genere e nuovo punto di incontro, digitale e fisico, sia per i professionisti del settore, sia per il pubblico appassionato di viaggi all'insegna della musica, di turismo sostenibile e di prossimità.

European Mozart Ways e il Mozart Augsburg. Caso studio di un Grande Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa

Barbara Maria Romano, Maria Majno - European Mozart Ways

Il 16 giugno 2004 a Strasburgo l'allora Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Walter Schwimmer, conferiva il titolo di "Major Cultural Route of the Council of Europe" alla rete internazionale European Mozart Ways, nata nel 2002 su iniziativa del Land Salzburg per celebrare il 250° anniversario di nascita di W.A. Mozart nel 2006. Ad oggi unico Grande Itinerario Culturale dedicato a un musicista, EMW prospera in ambito scientifico, turistico e formativo grazie alla cooperazione trasversale dei prestigiosi partner, dagli enti pubblici e privati per la cultura e il turismo ai festival, musei, accademie e istituti di ricerca disseminati nei dieci paesi d'Europa visitati dal compositore (Majno, 2019).
La relazione esporrà i criteri che valsero a EMW la certificazione del Consiglio d'Europa, in primis la valorizzazione dell'eredità mozartiana e il suo influsso sulle aree geografiche unite dalla rete, in linea con le politiche di dialogo, inclusione e sostenibilità dell'istituzione europea. Si presenterà a seguire un caso studio emblematico di turismo musicale sostenibile lungo le rotte mozartiane: il Mozarfest di Augsburg, città natale del padre Leopold. La metodologia si avvarrà di interviste qualitative e materiale bibliografico sulla genesi e lo sviluppo del festival, virtuoso esempio di "grande evento" gestito da un'Amministrazione pubblica, capace di affiancare la valorizzazione del territorio e del suo patrimonio storico, artistico ed enogastronomico alla qualità della proposta musicale.

Concerti, opera e festival "fuori dal teatro": alcuni casi di studio nell'Italia del XXI secolo

Giacomo Mattiacci - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Fino a pochi decenni fa in Italia gli spettacoli dal vivo di musica sinfonica e d'opera erano prerogativa quasi esclusiva delle Fondazioni lirico-sinfoniche, con i loro teatri storici e le sale da concerto. Prendendo in esame gli anni dall'inizio del XXI secolo a oggi l'intervento traccia la mappatura di oltre quaranta manifestazioni di musica colta ambientale in luoghi alternatici, al fine di delineare un profilo dell'ideale turista musicale. Si può notare come il i festival costituiscono la tipologia più consistente, contando spettacoli allestiti tanto in venues al chiuso (chiese, castelli, musei, aziende enologiche, alberghi, centri resort e SPA), quanto all'aria aperta (Stresa Festival, Monteverdi Festival, Piccolo Opera Festival, Rossini Opera Festival, Arena Opera Festival, Festival Puccini, Macerata Opera Festival, Festival Musicale di Montecatini Terme, ecc.). Una seconda interessante categoria è quella che comprende rassegne e brevi cicli di concerti e di opere eseguiti in antichi palazzi nobiliari e ville: Musica a Palazzo, Il palazzo Suona, Sotto le Stelle Medicee Palazzo Marino in Musica sono eventi che, a differenza dei precedenti, possono essere sporadici od occasionali e non prevedono attività collaterali quali masterclasses o momenti di degustazioni enogastronomiche. Sono infine analizzati gli spettacoli musicali itineranti (Opera Camion, LiricoStruiamo, Monza Visionaria "Sottocasa", StraVagante), veri e propri teatri musicali che, sulla scorta del modello degli antichi Carri di Tespi, viaggiano di città in città allo scopo di riportare il genere musicale colto alla sua tradizionale connotazione popolare con l'obiettivo di conquistare un nuovo pubblico. Dal confronto tra le diverse manifestazioni e dall'analisi di dati relativi a presenze e affluenza, a biglietti venduti e incassi e grazie alle interviste ad alcuni degli organizzatori artistici, risulta che tra gli intenti principali delle iniziative in questione rientri quello di allargare la circoscritta base del loro pubblico. Inoltre, la sperimentazione di un'offerta che combini apporti dai settori dello spettacolo, del turismo e dei trasporti potrebbe costituire un fruttuoso investimento e una risorsa inestimabile per l'intero Paese.

Mapping lrish Music in Cáceres. From Irish sessions to a new musical tradition.

Ana Mendoza Hurtado - Università di Extremadura

Irish music is integrated into the city's nightlife. Through the kish sessions, held weekly, in one of the two permanent venues there. On an annual basis, on the last weekend of October, the "Cáceres lrish Fleadh" festival is held, offering concerts, sessions, workshops, seminars and meetings with some of the best musicians, groups aad dancers of hish music in the world. This is an immersion and cultural exchange, for all attendees, in the middle of the historic center of Cáceres, a World Heritage city.
Which is an immersion and cultural exchange, for all attendees, in the middle of the historic center of Cáceres. Mapping makes it easy for interested people to find the information linked to the place where the events are held.

Turismo e valorizzazione del patrimonio urbanistico e musicale: il Festival ‘Galuppi’ di Venezia.

Elia Pivetta - Università degli Studi di Bologna

Nell’anno 2022, il Festival ‘Galuppi’ di Venezia giungerà alla sua ventottesima edizione. Nato nel 1994 con l’intento di diffondere la conoscenza delle opere musicali del compositore veneziano Baldassare Galuppi (1706–1785), nel corso degli anni esso ha saputo ampliare e ridefinire la sua offerta culturale, anche grazie ad una proficua interazione con il pubblico.
La relazione intende mostrare come le iniziative promosse dal Festival risultino vincenti sotto un duplice profilo. Da un lato, la presenza di un pubblico sempre numeroso testimonia il successo della proposta, con un nucleo documentabile di turisti stranieri che si reca regolarmente a Venezia per seguire la manifestazione. Dall’altro, il Festival svolge un’azione di valorizzazione del patrimonio urbanistico e musicale del territorio in cui opera. Portando il pubblico a frequentare alcuni siti normalmente esclusi dal circuito turistico ‘di massa’, si pensi ad esempio all’isola di San Lazzaro degli Armeni, viene realizzata una concreta riqualificazione degli ambienti e degli spazi. Non da ultimo, nell’ambito del Festival trovano posto alcune prime esecuzioni (in tempi moderni) di brani poco noti fatti oggetto di edizione critica, come la Passione secondo San Giovanni di Galuppi allestita nel 2012, con l’intento di favorire la riscoperta e la divulgazione di queste opere tra il pubblico.

La tradizione nel cambiamento: la Società del Quartetto di Milano come case study

Biagio Scuderi - Società del Quartetto di Milano

La Società del Quartetto di Milano, nata nel 1864 per volere di illuminati come Tito Ricordi e Arrigo Boito, attraversa un delicato momento di transizione tra il suo glorioso passato, ancorato a metodologie ormai superate, e le inevitabili sfide che il presente le impone. Tanto per cominciare il rito attorno a cui ruotano il suo core business e la sua mission, ovvero il concerto, necessita di alcune verifiche sul piano della sua identità e della sua sostenibilità. La programmazione artistica deve fare i conti con il nuovo contesto mediatico e tecnologico, nonché con la imperante globalizzazione. Le strategie di marketing e comunicazione devono affrontare il cosiddetto visual turn e costruire un nuovo pubblico, non tralasciando il prezioso ma sempre più minimale residuo di abbonati fidelizzati. L’area Fundraising e raccolta fondi diviene sempre più centrale in un momento storico in cui il pubblico non riesce più a finanziare adeguatamente le istituzioni culturali per le quali il sostegno dei privati è divenuto essenziale. In ultimo, il network tra istituzioni nel territorio locale (non tralasciando però la progettualità nazionale e internazionale), rappresenta il futuro di molte attività culturali, sempre più legato all’economia di prossimità come modello vincente per la nuova industria del turismo.
Attraverso l’analisi dei dati degli ultimi due anni di attività della più importante istituzione concertistica italiana, sarà possibile tracciare un modello di percorso valido per tutte le realtà similari, che tenga conto anche degli stravolgimenti causati dalla pandemia da Covid-19, peraltro non ancora conclusa. Ciò che sembra chiaro e urgente è che i contenuti devono essere ripensati mettendo in campo rinnovata creatività e ampiezza di visione.

La Notte della Taranta, un viaggio sonoro “integrale” per la valorizzazione dei territori del Salento

Silvia Siniscalchi - Università degli Studi di Salerno

A Melpignano, piccolo comune (meno di 3.000 abitanti) della provincia di Lecce, nel mese di agosto di ogni anno si svolge il “concertone” finale della Notte della Taranta, il più grande festival d’Italia, nonché una delle più importanti manifestazioni sulla cultura popolare in Europa e sulle sue contaminazioni. Giunto alla 24° edizione, il festival è un viaggio sonoro che in tre settimane tocca le piazze di 12 comuni, trasformate in palcoscenico e in “vetrine” dei beni culturali materiali e immateriali dei territori della Grecìa salentina, con il loro patrimonio storico, artistico e architettonico. Al centro del festival vi è la “pizzica”, una danza che nasce come esorcismo ritmico per liberare le vittime del “morso della tarantola” dai suoi devastanti effetti e che in molte località si intreccia e confonde con il nome più noto di Tarantella, divenuta espressione integrale del Mezzogiorno d’Italia e della sua capitale storica, Napoli. Di quest’ultima condivide l’origine greca, le stratificazioni plurisecolari, la capacità di imprimere una marca territoriale fortemente identitaria e, allo stesso tempo, di entrare in contatto con più ampi contesti culturali e con la musica colta europea. Non a caso spunta tra le pagine di alcuni quartetti, sonate, sinfonie, opere liriche a firma di Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig Van Beethoven, Friedrich Chopin, Franz Liszt, per citare alcuni dei più famosi compositori della storia della musica. Il pregnante bagaglio antropologico, culturale e territoriale della pizzica-tarantella anima, dunque, con la sua trasversalità uno spettacolo che è riuscito a raggiungere un pubblico sempre più vasto, conquistando l’attenzione dei principali media nazionali e internazionali. Nel festival sembrano così incrociarsi almeno tre aspetti del rapporto geografia-musica: un’analisi dei territori che ospitano l’evento, con i loro punti di forza e le loro criticità; una riflessione su progetti e iniziative di marketing culturale per la loro valorizzazione complessiva; una proposta di politica culturale integrale e inclusiva, per la loro messa a sistema.

FESTIVAL DI BELLAGIO E DEL LAGO DI COMO. Una proposta per utenza turistica e cittadinanza

Rossella Spinosa - FESTIVAL DI BELLAGIO E DEL LAGO DI COMO

Nel 2011, in occasione delle Celebrazioni per il secondo centenario dalla nascita del compositore ungherese Franz Liszt e nell’anno del 150mo dell’Unità d’Italia, nasce la Prima Edizione del Festival di Bellagio e del Lago di Como, con concerti, masterclasses, incontri, seminari, percorsi turistico-culturali ispirati alla figura del compositore ungherese che a Bellagio e Como ha trascorso alcuni dei mesi più importanti della sua vita di artista e di uomo. Dalla prima edizione ad oggi, con più di duecento eventi, il festival ha proposto un percorso di arte, musica, letteratura in grado di attraversare l’intera regione del Lago; un progetto di Turismo Culturale che prende vita dall’eredità di figure di riferimento del patrimonio musicale internazionale, come Franz Liszt, Giuseppe Verdi, Richard Wagner, Arturo Toscanini, e ispirazione da personalità delle arti e della letteratura come Stendhal, Flaubert, Manzoni e tanti altri, rappresentanti di un periodo storico in cui l’Italia era vista come Meta degli Intellettuali, un’epoca in cui il “viaggio in Italia” rappresentava per ogni Artista un “ obbligo formativo” e di vita. Il Bellagio Festival non si è però limitato ad integrare un'offerta turistica "di qualità", ma ha trovato il modo per sostenere la proposta culturale del territorio incentivando la partecipazione della popolazione residente, attraverso azioni condivise con gli enti del territorio e lo sviluppo di attività formative.

Padova Music Tour: Il turismo musicale in Veneto

Alessandro Tommasi - Festival Pianistico Internazionale Bartolomeo Cristofori, Etifor srl

Per la necessità di distribuire più efficacemente i flussi turistici, la Regione Veneto ha deciso nel 2019- 20 di investire nello sviluppo di un turismo culturale che integri il patrimonio con una dimensione esperienziale, intensificandone la fruizione e garantendo una ripetibilità attraverso possibilità di turismo culturale-creativo (Richards, 2021). Grazie al sostegno del progetto interreg Cult-CreaTE, sostenuto dalla Commissione Europea, Padova e i Colli Euganei sono così divenuti un centro di sperimentazione sul turismo culturale – e musicale nello specifico. Coordinato da Etifor, il progetto “Padova Music Tour” è stato approvato per l’attivazione di una pilot action che implementi prodotti ispirati ad alcune delle sue più importanti figure musicali, con particolare attenzione al violinista e compositore istriano Giuseppe Tartini e all’inventore del pianoforte, Bartolomeo Cristofori. Primo attore di questa pilot action è infatti il Festival Pianistico Bartolomeo Cristofori, dal 2019 scintilla della discussione sul turismo musicale padovano. A oltre due anni dall’inizio del percorso, quali risultati è possibile cogliere? Quali progetti sono stati attivati dalle principali istituzioni musicali su Padova e Colli Euganei e con quali esiti? Particolare attenzione verrà data al Festival Cristofori, riflettendo sul modello Festival come attrattore di un pubblico di appassionati, (Friel, 2019) ma anche come servizio complementare offerto al turismo d’arte e sacro.

Eventi musicali e turismo culturale. Il caso del Festival della Valle d’Itria a Martina Franca in Puglia.

Anna Trono - Università degli studi del Salento, Valentina Castronuovo - Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo

Martina Franca, in provincia di Taranto, svolge un ruolo simbolico nel settore del turismo musicale della regione Puglia nel sud Italia. La città è, infatti, associata al prestigioso Festival della Valle d’Itria che si tiene ogni anno sullo sfondo della pregiata architettura barocca che caratterizza la città, un evento di richiamo internazionale per gli amanti dell'opera e della musica sinfonica. Ideato nel 1975 su iniziativa di Paolo Grassi, la cui Fondazione è considerata una delle migliori scuole di eccellenza nazionale operanti nell'ambito dell'altissima formazione musicale, oggi il Festival della Valle d'Itria richiama artisti, cultori e appasionati da tutto il mondo. L'evento, uno dei motori turistici trainanti della Valle d'Itria e della Murgia dei Trulli, ha l'obiettivo di promuovere la riscoperta di opere del repertorio del belcanto e la neo-produzione sinfonica. Genera cultura attraverso gli eventi in programma e soddisfa le esigenze di un pubblico sempre più coinvolto, con notevoli benefici economici per il territorio che già vanta una eccezionale densità di risorse culturali e naturalistiche. Insieme all'elevato livello di servizi per il turismo e alle filiere produttive locali, il Festival opera in un sistema regionale complesso, compatto e competitivo sia dal punto di vista turistico che economico. Dopo una analisi della domanda e dell'offerta del settore turistico della città e del territorio circostante che appaiono in costante crescita, il contributo evidenzia l'importanza dell'evento musicale come fattore catalizzatore dell'offerta turistica di Martina Franca e della Valle d'Itria.